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Organizator / Organizzatore: Gradska knjižnica i čitaonica Pula - Biblioteca civica e sala di lettura di Pola

FLIT – projekt je Gradske knjižnice i čitaonice Pula – Središnje knjižnice Talijana u RH. Projekt je financiran sredstvima Regije Friuli Venezia Giulia i Pučkog sveučilišta u Trstu. FLIT è un progetto ideato dalla Biblioteca civica e sala di lettura di Pola - Biblioteca centrale per la CNI in Croazia. Il progetto è stato realizzato con il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia e dell'Università popolare di Trieste.

Zahvale / Ringraziamenti:

Zajednica Talijana Pula - Comunità degli Italiani Pola

Talijanski institut za kulturu u Zagrebu - Istituto Italiano di Cultura di Zagabria

Agencija za odgoj i obrazovanje - Agenzia per l'educazione e la formazione

Damatrà onlus (Udine)

Aspettando la nuova edizione con… Francesco Veltri

Vittorio Staccione – figlio di operai, un’infanzia alla periferia di Torino – ha fin da piccolo una grande passione per il calcio e un talento che non passa inosservato. Si accorge di lui Bachmann, lo storico capitano del Torino, che lo inserisce, appena quindicenne, nel vivaio granata. Da lì la sua ascesa sportiva, fino alla serie A e allo scudetto. A vent’anni è un calciatore amato ed apprezzato.

La sua poteva essere la storia di un successo.

Ma siamo nell’Italia degli anni ‘20 e ‘30.

Fare il centrocampista non significa diventare ricchi e Vittorio, peraltro già segnato da una tragedia familiare, una volta abbandonati gli stadi, ritorna a fare l’operaio, il tornitore.

Sono gli anni delle lotte sociali per i diritti dei lavoratori e lui, socialista, non può nascondere la sua opposizione al regime. Staccione è talmente inviso al fascismo che nelle cronache sportive dell’epoca non viene mai chiamato col suo nome, solo giocatore X.

Non ha ancora 40 anni quando viene deportato a Mauthausen come prigioniero politico.

 

Il libro di Francesco Veltri, Il mediano di Mauthausen edito da Diarkos Edizioni, si apre con un’immagine drammatica: quella di un uomo stremato dalla fame e dalle ferite, costretto dalle SS a scendere in campo ancora una volta. Da mediano, come sempre. Ma il campo non è quello di uno stadio e l’uniforme che indossa non è quella del Torino o della Fiorentina.

“Lasciali andare i ricordi, lasciali lì – si dice – che tanto qualcuno prima o poi li ritroverà e proverà a immaginarli e a raccontarli con i tuoi occhi”. Veltri, giornalista e scrittore cosentino, li racconta con sensibilità e realismo, restituendo alla memoria collettiva una storia da pochi conosciuta.

Perché hai scelto di scrivere la storia di Vittorio Staccione?

– Ho scoperto Vittorio Staccione qualche anno fa e ho iniziato subito a fare ricerche sulla sua vita. Ricordo che rimasi colpito dal fatto che un calciatore che aveva giocato nella squadra della mia città, il Cosenza, fosse morto in un campo di concentramento nazista. Col tempo ho trovato numerose informazioni e documenti tra Archivi di Stato, biblioteche e articoli di giornale e riviste dell’epoca. Andando avanti nelle ricerche, mi sono reso conto di avere tra le mani una storia unica che andava raccontata. Nessuno aveva scritto un libro su Vittorio Staccione. Nessuno, fino a quel momento, lo aveva fatto in maniera approfondita e volevo che più persone possibili conoscessero questo piccolo grande uomo. Lo slancio decisivo nella realizzazione del libro è arrivato quando sono entrato in contatto con Federico Molinario, pronipote di Staccione. Grazie al suo generoso sostegno e alla sua disponibilità anche nell’aprirmi lo scrigno dei ricordi di famiglia, ho realizzato il mio progetto.

 

Per leggere l’intervista integrale cliccare QUI

 

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